Cassazione 17 dicembre 2015 n. 25420 – nella quantificazione dell’assegno di mantenimento in favore del coniuge si deve considerare il valore economico costituito dal godimento della casa familiare.

[:it]Risultati immagini per immagina casa dolce casa«In tema di separazione personale dei coniugi, il godimento della casa familiare costituisce un valore economico – corrispondente, di regola, al canone ricavabile dalla locazione dell’immobile – del quale il giudice deve tener conto ai fini della determinazione dell’assegno dovuto all’altro coniuge per il suo mantenimento o per quello dei figli».

Per tale ragione la sezione VI/1 della Corte di Cassazione Civile, con ordinanza 17 dicembre 2015, n. 25420, cassa la sentenza di secondo grado, che aveva omesso del tutto di valutare il valore economico della casa coniugale rimasta nella disponibilità del marito, in contrasto con il precedente orientamento degli Ermellini (Cass. Sez. 1, sentenza n. 4203 del 2006).

Infatti:  se da un lato la casa costituisce certamente un risparmio di spesa per il coniuge che vi abita; dall’altro determina un chiaro impoverimento per l’altro coniuge, che deve lasciare l’appartamento di sua proprietà e  sobbarcarsi l’onere di un canone di locazione o di un mutuo per l’acquisto di un nuovo immobile in cui vivere.

In questo caso il valore del godimento della casa, di cui il giudice deve tenere conto nel fissare l’importo del mantenimento deve essere pari al canone di locazione ricavabile dalla locazione dell’immobile.

In altri termini: nel determinare la misura dell’assegno di mantenimento a carico di uno dei coniugi, il giudice deve considerare, quale posta passiva, le maggiori spese del coniuge non assegnatario e, comunque, in ogni caso, deve tendere a garantire l’equilibrio economico valutando prioritariamente l’esclusivo interesse dei figli, ove presenti.[:]

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